Indice del Michigan e le aspettative di inflazione USA

Angelo Capriati Finanza Leave a Comment

Molto importante l’ultimo sondaggio dell’Università del Michigan sulle aspettative di inflazione statunitense a cinque anni indica che questo mese sono sorprendentemente salite al 3,3%, dal 2,8% di dicembre. Questo dato fa il paio con i numeri dell’occupazione USA che rimangono forti con più di 256 mila nuovi posti di lavoro non agricoli a dicembre 2024 contro attese di circa 160 mila unità . Tutto sembra provare l’esistenza di un ciclo economico persistentemente robusto che potrebbe aggravare le già presenti tensioni inflazionistiche USA se l’amministrazione Trump decidesse di perseguire lo stimolo economico attraverso le dichiarate politiche di taglio delle tasse – tariffe doganali sulle importazioni – giro di vite sull’immigrazione con la conseguente riduzione di offerta di lavoro e relativi aumenti salariali . D’altro canto dopo la riunione di dicembre il Consiglio della FED ha chiarito che ora prevede di tagliare i tassi solo due volte nel 2025, mentre in precedenza aveva fornito indicazioni che implicavano quattro tagli Da metà dicembre l’aumento dei rendimenti obbligazionari statunitensi ha iniziato a pesare sulle azioni, che sono entrate nel nuovo anno con una nota negativa.

L’indice del Michigan è quindi un indicatore molto importante e potrebbe riflettere il sentiment dell’americano comune che sembrerebbe nutrire serie preoccupazioni sugli aspetti del programma della nuova amministrazione che sopra abbiamo indicato. In particolare la batteria di dazi commerciali che Trump ha annunciato verso la Cina e la stessa Europa porterebbe ad un ulteriore inasprimento dei rapporti commerciali con questi Paesi innescando una inevitabile diminuzione della capacità di spesa degli americani con conseguente contrazione delle aspettative di crescita che secondo alcuni economisti penalizzerebbe la crescita di un punto percentuale . Si potrebbe allora concludere che il ciclo di politiche economiche trumpiane sia il classico ciclo populista che è in qualche modo caratterizzato da una prima fase espansiva con una spinta verso i consumi dettata dal taglio delle tasse e dalla deregulation che il nuovo governo USA ha predetto e che quasi sicuramente caratterizzerà gran parte del 2025 ma poi quello che potrebbe rivelare tale ciclo nella seconda fase sono le cosiddette strozzature dell’offerta conseguenti alle riduzioni di offerta di lavoro di cui alla riduzione dei flussi migratori ed altresì alle contrazioni dell’export conseguenti alle politiche di dazi .

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